Controinformazione dai comuni di:
Nettuno, Anzio, Ardea, Pomezia

mercoledì 28 novembre 2012

Mille firme per le primarie dei lavoratori.


Domenica 25 le primarie dei lavoratori hanno fruttato la raccolta di oltre 1000 firme per la campagna referendaria su articolo 18, art. 8 e cancellazione della riforma Fornero sulle pensioni.
I banchetti per i referendum sono stati presenti nelle piazze di Ariccia, Albano, Nettuno, Anzio Labico e di tanti altri paesi dei Castelli Romani e della Litoranea.
C'è stata dunque una partecipazione popolare che difficilmente potrà essere conosciuta attraverso la lettura del giornale, una partecipazione che nessuna televisione ha sentito la necessità di far conoscere e raccontare. Daltra parte in un Paese governato direttamente da emanazioni dei poteri forti con il beneplacido del PdL, dell'Udc e del Partito Democratico i diritti dei lavoratori non fanno più notizia se non, troppo tardi, quando nelle aziende si profila l'ecatombe dei licenziamenti.
Ci hanno detto che per far uscire dalla crisi il nostro Paese era necessario eliminare i lacci del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. Ci hanno detto che per salvare l'Italia era necessario ridimensionare le tutele dei lavoratori e prolungare la loro vita attiva. Monti ci dice che la medicina è stata amara ma oggi stiamo meglio. Tuttavia dopo questa cura miracolosa scopriamo che la disoccupazione che un'anno fa era all'8,5% oggi è al 10,8%. L'inflazione era al 2,5% ora è al 3,6% . I consumi che erano +0.1% ora sono – 3,2%. E' giunto il momento di fermare questi “successi”. Noi crediamo che per salvare l'Italia sia necessario ripartire dal lavoro e dai diritti. Per questo motivo abbiamo messo in campo i referendum sui temi che i lavoratori ritengono primari.
La sfida per raggiungere il quorum necessario a rendere validi i referendum, nel silenzio assordante di gran parte dell'informazione, non è facile, ma la mobilitazione dei circoli del Partito della Rifondazione Comunista continuerà anche nei prossimi giorni.
Sul sito http://referendumlavoro.blogspot.it/ è possibile vedere dove e quando poter firmare nei comuni del territorio dei Castelli Romani, dei monti Prenestini e della Litoranea.
I referendum sono una parte importante di una politica che si oppone al neoliberismo di Monti. L'alternativa politica a Monti non potrà venire dal PD che lo ha sostenuto, ma solo dalle lavoratrici e dai lavoratori che si riappropriano del diritto di partecipare direttamente alle scelte politiche che li riguardano.
Marco Bizzoni
Segreteria PRC “Castelli, Colleferro, Litoranea”
prccastelli@hotmail.it
http://prccastelli.blogspot.it

giovedì 22 novembre 2012

Prc Castelli, in piazza per le questioni PRIMARIE dei lavoratori.


Il 25 novembre il Partito della Rifondazione Comunista dei Castelli Romani, dei monti Prenestini e della litoranea sarà impegnato nel far esprimere i lavoratori sulle questioni PRIMARIE che attengono alla loro vita.
Nelle piazze di Labico, Albano, Genzano, Marino, Anzio, Nettuno e di molti altri comuni prosegue la campagna referendaria di raccolta firme per il ripristino dell'art. 18 e per l'abrogazione dell'art. 8 dell'ultima legge di stabilità del governo Berlusconi, che consente di derogare al contratto nazionale di lavoro. Continua inoltre la raccolta di firme per la cancellazione della riforma Fornero sulle pensioni.
Ci dicono quotidianamente che la medicina è amara ma bisogna prenderla. Ci dicono che senza Monti saremmo caduti nel precipizio. Ci dicono che tutto quello che è stato fatto era necessario per restare in Europa. Quello che non dicono, i grandi produttori di informazione, è che nell'ultimo anno le riforme pensionistiche hanno portato l'età di accesso alla pensione a 70 anni, con una redditività pari al 40% di quelle attuali. Nel frattempo, con la crisi, è cresciuta la disoccupazione, la cassa integrazione esplode e si intensificano i processi di precarizzazione del lavoro. Perchè, dunque, in queste condizioni il governo Monti canta le proprie lodi? Perchè i mercati effettivamente ne hanno riconosciuto il lavoro. Che non è stato, come tromboneggiano i quotidiani più diffusi, quello di salvare l'Italia, ma più semplicemente quello di ridimensionare i diritti, le aspettative, le possibilità di trovare e mantenere il lavoro e la certezza del reddito dei lavoratori. I quali si ritrovano, a conclusione delle “riforme necessarie”, con un “mercato” del lavoro sovraffollato a causa dell'allungamento dei tempi di pensionamento, in lotta tra genitori e figli per ottenere\mantenere un lavoro, perdenti perchè i redditi si riducono progressivamente perdendo la reale capacità di acquisto.
Quale Italia stanno salvando con le misure di austerità se non quella dei padroni, dei finanzieri e dei banchieri? Il PRC ritiene che possano essere compiute altre scelte per consentire al nostro Paese di rimettere in moto la macchina produttiva e far tornare a girare l'economia. Scelte che vedano le imprese pagare le tasse in modo proporzionalmente maggiore dei propri lavoratori, scelte che vedano lo Stato impegnarsi in un'operazione di redistribuzione del reddito nazionale in favore dei lavoratori invece che in favore dei padroni. Scelte che vedano il Paese impegnato nel creare concorrenza produttiva sui diritti del lavoro e non sul suo costo più basso.
Per questi motivi abbiamo avviato la campagna referendaria, per dare il segno della possibilità di percorrere altre strade per superare la crisi. Mettere la firma sui quesiti per cancellare la riforma pensionistica della ministra Fornero è veramente un azione PRIMARIA che i lavoratori possono fare. Per invertire la rotta seguita sino ad oggi, di compressione di reddito e di diritti, e ripartire nella riconquista di rapporti sociali in cui il lavoro ed il reddito non siano più considerato una merce ed il suo corrispettivo ma diritti disponibili per tutti. All'indirizzo http://referendumlavoro.blogspot.it/ è possibile vedere dove il 25 novembre il PRC sarà presente con i banchetti referendari.
Marco Bizzoni
Segreteria PRC “Castelli, Colleferro, Litoranea”


domenica 11 novembre 2012

I posti letto degli ospedali nella provincia di Roma sono una necessità non uno spreco

Dopo i tagli dalla Polverini il sistema sanitario del Lazio è al collasso, tuttavia il governo Monti con l'applicazione del provvedimento sulla “spending review”, votato in Parlamento dal PD insieme al PdL e Udc, si accinge a distruggere quel che resta della sanità laziale.
La vicenda del pronto soccorso di Albano, denunciata nei giorni scorsi dai medici che vi lavorano, ha messo in evidenza che risparmiare sulle risorse per erogare i servizi significa portarli alla chiusura. Malgrado ciò il governo annuncia che nel Lazio dovranno essere eliminati ancora circa 2000 posti letto. Se questa è la lotta agli sprechi che portano avanti il governo ed i partiti che lo appoggiano, in primis il PD nazionale, allora significa che per loro la salute dei lavoratori non è un diritto ma uno spreco.
Il Partito della Rifondazione Comunista e pienamente convinto della necessità di eleminare sprechi e spese inutili che come tutti sanno gravano principalmente sulle tasche dei lavoratori. Per far questo ritieniamo che sia necessario superare un modello di sanità fondato sulla centralità esclusiva dell’ospedale. Troppo spesso, quel modello, ha privilegiato le ambizioni di primariato di alcuni medici a discapito della effettiva funzionalità dei reparti e delle specialistiche necessarie. Noi crediamo che per operare una vera razionalizzazione della sanità, che non voglia essere mera ricerca di risparmio, sia necessario affiancare all'abbattimento dei costi del sistema il miglioramento della qualità delle prestazioni. In tale ottica riteniamo che sia necessario ritornare allo spirito originario della legge istitutiva del servizio sanitario nazionale del 1978 che era essenzialmente incentrata sulla prevenzione. Per far ciò, prima di ridurre i posti letto, è necessario riorganizzare il sistema attraverso una rete di presidi territoriali e una reale integrazione degli aspetti sociali con quelli sanitari.
Anche le organizzazioni professionali dei medici del Lazio fanno osservare che il taglio di duemila posti letto, previsti dal governo, va ben oltre le necessità stabilite dalla “spending review”, che prevede un rapporto di 3,7 posti letto ogni mille abitanti.
Già oggi, con i posti letto tagliati sino ad ora, avviene che pazienti con serie malattie in fasi acute che necessitano di ricoveri in ospedale debbono passare ore, e a volte giorni, su barelle in spazi inadeguati, spesso corridoi, prima di essere accolti in un letto di un reparto ospedaliero. Il taglio di ulteriori posti letto non potrà che aggravare questa situazione.
Nella sanità del Lazio occorre colpire sprechi e inefficienze, ma è anche necessario che la politica di ottimizzazione e di riclassificazione della rete ospedaliera avanzi contestualmente ad una riorganizzazione complessiva del sistema. Una politica che preveda la costituzione di presidi territoriali di cura e di prevenzione. Ci opponiamo all'affossamento del servizio sanitario regionale portato avanti in nome di una presunta “razionalizzazione”, che viene giustificata con una politica dei due tempi: si chiudono oggi le strutture sanitarie promettendo “domani” una maggiore offerta sanitaria. Per questo Rifondazione Comunista si batte, e continuerà a battersi con tutte le proprie forze, affinchè i lavoratori non debbano continuare a subire sulla loro pelle gli effetti nefasti del ridimensionamento e peggioramento della quantità e qualità del servizio sanitario pubblico.
Marco Bizzoni
Segreteria PRC “Castelli, Colleferro, Litoranea”

sabato 10 novembre 2012

PRC Castelli, prosegue la raccolta firme per i referendum sul lavoro.

Continua nei comuni dei Castelli Romani, dei monti Prenestini e del litorale la raccolta di firme per i referendum sul lavoro e sulle pensioni promossi dal Partito della Rifondazione Comunista.
Nel silenzio più assordante dell'informazione ufficiale il 13 ottobre ha preso il via la campagna referendaria per consentire ai cittadini-lavoratori di dire la loro sulle questioni che, negli ultimi mesi, hanno messo in ginocchio i loro diritti con i voti in Parlamento di PD, Pdl, e UdC.
Prima di essere costretto alle dimissioni il governo Berlusconi, nell'estremo tentativo di rimanere in sella, ha omaggiato i poteri forti con l'articolo 8 della sua ultima manovra finanziaria dell'agosto 2011. Con questo articolo è stato dato un colpo mortale alla centralità e prevalenza del contratto nazionale di lavoro, prevedendo, per i padroni, la posibilità di derogarvi. Ciò significa che se lorsignori vogliono può non esistere più una tutela collettiva dei lavoratori ma solo le 160 forme contrattuali create in questi anni dal centrodestra. Il percorso di disintegrazione dei diritti dei lavoratori è poi proseguito con il governo Monti che, grazie alla disponibilità del PD, ha potuto realizzare ciò che a Berlusconi non era mai riuscito nei suoi vent'anni di regno. Abrogare sostanzialmente l'art. 18 dello statuto dei lavoratori che consentiva una tutela dei lavoratori rispetto i licenziamenti ILLEGITTIMI delle imprese. Un ulteriore colpo ai lavoratori è stato poi dato dalla riforma delle pensioni del ministro Fornero che ha innalzato l'età pensionistica, realizzando quel capolavoro dei lavoratori esodati. Lavoratori cioè che non hanno più il lavoro e nello stesso tempo non hanno più diritto alla pensione. Queste politiche sono passate, come si è visto, anche con il voto favorevole del PD con la scusa che erano necessarie per rimettere in sesto il mercato del lavoro del Paese e far ripartire l'economia. Così, con la scusa della crisi e della mancanza di lavoro, PD, PdL e UdC hanno reso possibile licenziare ad ogni capriccio del padrone, schiacciare i lavoratori sotto il tacco di contratti senza tutele, ritardare il tempo di accesso della pensione. Risultato di queste politiche, messo in evidenza in questi giorni dai dati degli istituti di studio, è la crescita della disoccupazione, l'abbassamento del reddito e la totale precarizzazione dei lavoratori. Tutte cose che in questi giorni i lavoratori della Montebovi a Lanuvio, a cui va tutto il nostro sostegno e la nostra solidarietà, stanno vivendo sulla propria pelle.
Rifondazione Comunista, insieme ad altri soggetti della sinistra sindacale e politica, hanno deciso di indicare un diverso percorso per uscire dalla crisi. In quest'ottica sono stati messi in campo dei referendum che vogliono cancellare tutte le controriforme sino ad ora realizzate, in modo da rimettere al centro dello sviluppo economico del nostro Paese il diritto al lavoro, il diritto ad un reddito adeguato dei lavoratori e dei disoccupati e il diritto ad andare in pensione prima di morire. Per questi motivi invitiamo i lavoratori a firmare le proposte di referendum presso i Comuni oppure nei banchetti previsti le cui date e luoghi di raccolta possono essere visionati al sito http://referendumlavoro.blogspot.it/ .
Come si è visto Lorsignori sono la crisi, noi lavoratori la soluzione. Per questo far decidere i lavoratori sulle politiche sino ad ora portate avanti dal governo Monti, insieme a PD, PdL e UdC, è il primo passo per andare oltre le politiche recessive di lacrime e sangue, per i ceti medi e popolari, fino ad ora realizzare. Noi proponiamo una diversa politica di redistribuzione del reddito nazionale. Una redistribuzione che consenta ai lavoratori di avere il reddito per acquistare le merci di cui necessitano e in questo modo rimettere in moto il mercato. Questa è l'unica vera azione in grado di far ripartire la nostra economia e far uscire il Paese dalla crisi.
Cambiare si può. Per riuscirci è necessario che tutti i cittadini-lavoratori si sentano impegnati non solo a firmare personalmente per la presentazione dei quesiti referendari ma anche a promuoverli tra i propri conoscenti.
Marco Bizzoni
Segreteria PRC “Castelli, Colleferro, Litoranea”

giovedì 1 novembre 2012

La lezione da trarre dal risultato siciliano. di Gianluigi Pegolo


I risultati delle elezioni siciliane sono ormai chiari e non mancano i commenti. Anziché soffermarsi su ulteriori elaborazioni dei dati a disposizione, e in attesa di eventuali analisi dei flussi che potrebbero mettere in evidenza dinamiche al momento non evidenti, conviene ora approfondire le implicazioni del voto sul piano generale e per ciò che attiene, nello specifico, alle forze di sinistra.
Partiamo dal risultato generale. Esso mette in luce, da un lato, una crisi senza precedenti nel rapporto fra cittadini e politica (testimoniato dalla grande crescita della già elevata astensione) con una forte spinta verso posizioni di contestazione radicale dei partiti (ben espressa dal grande consenso ottenuto dal Movimento 5 stelle).
Questo terremoto politico fa saltare la governabilità e il bipolarismo. La vittoria di Crocetta non garantisce un quadro politico stabile e la formazione della maggioranza implicherà, con tutta probabilità, un accordo con altre forze moderate, probabilmente con gli eredi di Lombardo. La vittoria della coalizione PD-UDC, inoltre,  è il prodotto più della rottura del centro destra che di una crescita dei consensi elettorali. Quello che si è verificato è stato, infatti, la tenuta in peso percentuale di PD e UDC, in ragione di un calo di voti  inferiore  a quello del  PDL, che invece subisce un vero e proprio crollo. A sinistra il risultato decisamente negativo è sia conseguenza dello tsunami dell’antipolitica (si guardino i risultati di Palermo e li si confronti con quelli delle recenti comunali), sia di evidenti errori (dalla presentazione di due liste, anziché di una sola, al cambiamento in corsa del candidato presidente). Non è credibile, invece, imputare a queste forze l’errore del mancato apparentamento con il PD, a meno di non ritenere praticabile un accordo con forze - come l’UDC o, domani, gli uomini di Lombardo - che sono stati diretti responsabili del malgoverno della regione.
Questi risultati sono destinati a impattare sul quadro politico nazionale. La prima conseguenza è il rafforzamento della linea bersaniana dell’alleanza del centro-sinistra con il centro moderato e, simmetricamente, l’accrescersi delle difficoltà di quanti a sinistra puntano sul rapporto con il PD in vista delle prossime elezioni politiche (in primis SEL). Il pressing sul gruppo dirigente del PD a liberarsi definitivamente dal condizionamento della sinistra è  in queste ore evidente e proviene sia dal centro che da settori interni al PD. Sull’altro fronte, e cioè il centro-destra, il quadro si fa molto complicato. L’ipotesi di costituzione di un largo schieramento dal centro alla destra, cui puntava Alfano, imperniato sulla continuità dell’esperienza Monti e sulla rimozione dell’ingombrante presenza di Berlusconi, incontra oggi crescenti difficoltà derivanti sia dal pesante insuccesso del Pdl, che dal successo simmetrico dell’alleanza PD-UDC, che infine dalle incursioni dello stesso Berlusconi, sempre attratto dalla prospettiva di ricostruire il centro-destra su un profilo fortemente populista, intercettando parte della protesta antipartito sempre più dilagante.
Di fronte a questo scenario che delinea una prospettiva possibile (anche se non del tutto certa), le forze di sinistra e quelle che con più determinazione hanno assunto una posizione di opposizione rispetto al governo Monti sono poste di fronte a interrogativi cruciali circa i contenuti della loro azione politica e le scelte di schieramento, interrogativi che riguardano i prossimi passaggi politici (le elezioni politiche), ma che si proiettano anche su un più lungo futuro e che rimandano alla  costruzione di un profilo credibile. A tale riguardo, alcune considerazioni possono essere fatte. E’ per esempio evidente che l’asse PD-UDC si fonda sull’assunzione dell’”austerità” come principio ispiratore delle scelte di politica economia (in ciò in continuità con Monti), semmai parzialmente moderata da una maggiore attenzione ai processi redistributivi. Questa linea può incontrare i favori di settori del padronato preoccupati da un eccessivo calo dei consumi interni, ma presuppone comunque il rispetto degli orientamenti dettati dalla UE e, quindi, dà per scontata una forte riduzione della spesa pubblica e l’alienazione di quote consistenti del patrimonio pubblico. La segreta speranza sta nella ripresa della crescita, ma si tratta di una speranza oggi priva di basi concrete e minata in partenza dall’approccio rigorista. La sinistra non può appoggiare questa impostazione. Essa, semmai, deve porsi il problema di farsi portavoce di un punto di vista alternativo ed erodere il parziale consenso che il “rigorismo moderato” ancora incontra. Ciò implica sia un progetto di governo del paese conseguente, che un ruolo “attivo” nella costruzione dell’opposizione sociale, cosa diversa dal semplice appoggio alle iniziative di lotta in corso. Questo ruolo deve accompagnarsi a una proposta politica che poggi sulla costruzione di una aggregazione di forze forte programmaticamente e molto inclusiva sul piano delle relazioni sociali e politiche. Una aggregazione che si esprima elettoralmente con una lista (evitando gli errori di divisione commessi in Sicilia) che faccia dell’uscita dal "montismo" la propria carta d’identita’. Proposte avanzate in questi giorni, come quella di De Magistris, vanno in questa direzione e per questo vanno attentamente considerate.  Quanto al perimetro di una simile aggregazione, occorre mettere insieme uno schieramento che vada da Alba all’Idv, dalla FdS alle realtà sindacali e di movimento che condividono questa impostazione. Questa proposta è ad oggi l’unica possibile per dare una risposta positiva al crescente disagio sociale, evitare lo smottamento inarrestabile verso il centro, contrastare le sirene dell’antipolitica  e offrire ai lavoratori e alle masse popolari una prospettiva di uscita da sinistra dalla crisi.

sabato 27 ottobre 2012

Il Comitato vuole esprimere la sua più grande soddisfazione per la revoca della folle Delibera Consiliare del 13 Agosto u.s. che dava il via all’iter per la realizzazione di altri 90.000metri-cubi di cemento a Tor San Lorenzo.

Riteniamo di poter dire con orgoglio di aver contributo a fermare un ulteriore scempio del territorio di Ardea.

Auspichiamo che la vicenda sia chiusa una volta per tutte, 
ma vogliamo rassicurare la cittadinanza garantendo che la nostra vigilanza, su sempre possibili evoluzioni, non verrà mai meno.

I Costituenti il Comitato: Comitato Civico Tor San Lorenzo, Comitato di Quartiere Colle Romito, Comitato di Quartiere Castagnola Castagnetta, Partito Socialista Italiano, Sinistra Ecologia Libertà, Partito Rifondazione Comunista, Verdi Ecologisti, Partito Democratico, Italia dei Valori.

Ardea, 26 Ottobre 2012
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giovedì 25 ottobre 2012


FIRMA , E’ PER UNA GIUSTA CAUSA.

I cittadini di Ardea possono firmare e sostenere la raccolta firme per promuovere il referendum per la difesa dello statuto dei lavoratori (art.18) e per abolire la manomissione sui diritti dei lavoratori (art.8), imposta da Berlusconi con la manovra dell’agosto 2011.
COME  E QUANDO:
Saranno organizzati dei banchetti di raccolta settimanali presso i mercatini rionali
Le firme potranno essere depositate presso il palazzo municipale di Ardea in via Garibaldi n. 5 nei seguenti giorni:
Lunedì-Venerdi ore 9.30 - 13.00
Mercoledì - Govedì ore 9.30 - 13.00 / 15.30 - 17.00
Per la sottoscrizione è necessario presentarsi muniti di un documento di identità valido.

IN TUTTO IL PAESE E AD ARDEA!
rifondazione comunista circolo di Ardea

mercoledì 24 ottobre 2012


TUTTI AL NO MONTI DAY: CE LO CHIEDE L’EUROPA! QUELLA DEI POPOLI.

Il Prc di Anzio invita iscritti e simpatizzanti, ma anche tutti coloro che sul nostro territorio soffrono le conseguenze della crisi economica e non si rassegnano a subirle passivamente a partecipare sabato 27 ottobre al No Monti day, manifestazione contro questo governo espressione delle banche, della speculazione finanziaria e delle classi dominanti responsabili della crisi economica. Il nostro territorio vive la crisi in maniera drammatica: il tasso di disoccupazione è arrivato ad Anzio a circa il 22%, vediamo ogni anno calare la domanda turistica, sempre più sono le attività che chiudono e sempre di più sono quelle che comprano oro, segno che ormai la disperazione di intere famiglie spinge queste ultime a svendere i beni di valore frutto di una vita di sacrifici. Aumentano i pignoramenti da parte di Equitalia così come da parte delle stesse banche che rivogliono le case che molti cittadini non sono riusciti a pagare. I tagli del governo stolidamente colpiscono proprio i ceti più deboli, in ossequio alle folli ricette neoliberiste all’origine della crisi stessa: così ad Anzio spariscono progressivamente il Tribunale, la Sanità pubblica i pochi servizi sociali erogati dal Comune. In aumento sono anche i senza casa e le proteste di martedì presso il Comune di un gruppo di sfrattati ne sono espressione.
 L’alternativa c’è. Partecipiamo al No Monti Day per contribuire a costruirla. A chi dice che non ci sono alternative alle politiche di austerity volute dalla Merkel e dalla Troika, rispondiamo che dalla crisi non si esce tagliando i diritti e il futuro, soprattutto delle giovani generazioni. Il Fiscal Compact, che chiede al nostro paese tagli di 45 miliardi l’anno per i prossimi 20 anni, è un trattato contro i popoli d’Europa, contro le conquiste sociali che fanno parte della storia europea. Le politiche di austerity peggiorano la crisi economica e creano una crisi di civiltà, una barbarie in cui si distruggono tutti i diritti sociali e del lavoro e si distrugge assieme la democrazia. In Italia centrodestra e centrosinistra uniti nel montismo hanno approvato il Fiscal Compact, così come il pareggio di bilancio in Costituzione.
Manifestiamo nel No Monti Day  perché ci sentiamo parte di quel movimento europeo che ha visto i popoli manifestare contro l’austerity, dalla Spagna alla Grecia, al Portogallo, alla Francia e ad altri paesi. Vogliamo connettere le lotte dei popoli europei e costruire anche qui in Italia un’opposizione sociale e politica forte e unitaria. Dobbiamo irrompere nel vergognoso racconto a reti unificate di un paese senza opposizione.
L’appuntamento è sul treno che parte da Nettuno alle 13,32  primo vagone, noi saremo li senza paura come sempre.

    Ufficio stampa e comunicazione
PRC-FdS “E. Che Guevara” - Anzio
         facebook: Prc-fds Anzio
blog: http://prcanzio.wordpress.com

martedì 23 ottobre 2012

Lazio, votare presto per realizzare politiche di sostegno al lavoro e diritto al reddito.

A quasi un mese dalla chiusura della consiliatura regionale, a causa delle dimissioni forzate della Presidente, non è ancora stato fatto nulla e si è ancora nell'incertezza sulla data delle elezioni. Questa situazione non fa certo bene alla democrazia, nè ai lavoratori che stanno aspettando dalla Regione risposte ed impegni che solo un governo in carica può dare, ma da cui dipendono redditi, dignità, futuro di molte famiglie e di molti cittadini del Lazio.
La richiesta delle elezioni nel più breve tempo possibile che, come Partito della Rifondazione Comunista insieme a tutta la vecchia opposizione, avanziamo, non è quindi la voglia di “vincere facile” come recentemente ha affermato un'esponente della vecchia e squalificata maggioranza. Ma è la piena consapevolezza dei guasti che l'assenza di governo produce nella vita quotidiana dei cittadini del Lazio. Noi non crediamo che le elezioni siano un gioco in cui si vince o si perde, come sembra abbiano insegnato gli ultimi venti anni di maggioritario e di Berlusconismo. Noi crediamo che le elezioni siano un momento in cui i cittadini possano esprimere totalmente il loro protagonismo politico scegliendo idee, persone e programmi. In questo contesto quella che dovrebbe vincere è la collettività, perchè comunque maggioranza ed opposizione risultanti dalle elezioni dovrebbero collaborare o scontrarsi per realizzare il meglio per i cittadini rappresentati.
Tuttavia a volte anche nelle istituzioni, piuttosto che consentire ad altri di andare avanti dopo che si è fallito, si prefererisce come fanno i bambini, portarsi a casa il pallone ed impedire a tutti di riprendere l'attività. Questo è ciò che sta facendo la Presidente della regione Lazio in questo momento. Ma quest'atteggiamento irresponsabile, attento solo alle esigenze personali di visibilità e di carriera politica nazionale della Presidente, ha un costo sociale elevatissimo che verrà pagato purtroppo dai lavoratori ed dalle lavoratrici.
Pensiamo infatti quali saranno gli esiti in questo periodo di crisi, aggravata dalla politica di austerità e tagli del governo Monti, dell'assenza di una politica del lavoro regionale su cui basare una crescita delle opportunità lavorative e di reddito. Senza un governo in carica non è possibile progettare e portare avanti politiche del lavoro in grado di dare respiro a chi ogni giorno si sente sul limite del baratro economico. Senza un governo in carica non è possibile operare per cercare di costruire opportunità, per recuperare quella forza lavoro che è talmente sfiduciata da non cercare nemmeno più lavoro. Senza governo non si possono elaborare strategie in grado di ridare speranza ad una generazione di giovani, che pensano che la parola lavoro sia un'espressione mitologica. Una generazione i cui esponenti più “fortunati” hanno si un lavoro ma sempre declinato con espressioni che ne limitano e peggiorano il significato (lavoro in affitto, lavoro precario, lavoro a chiamata, stage, lavoro nero). Il PRC chiede di andare alle elezioni perchè vuole proporre una politica che si contrapponga a quella portata avanti sino a questo momento, la quale purchè si generasse lavoro accettava la privatizzazione dei profitti e la socializzazione dei costi. I risultati di quella politica sono visibili attraverso l'avvelenamento di Colleferro e della Valle del Sacco, la devastazione edilizia dei Castelli Romani e del litorale, la progressiva deindustrializzazione di intere aree produttive del territorio laziale, lasciate trasformare in zone improduttive ma adatte alla speculazione edilizia.
Come Rifondazione proponiamo che la Regione Lazio costruisca un proprio piano per il lavoro che, utilizzando anche i fondi europei, incentivi una politica del lavoro che abbia al suo centro le esigenze del cittadino lavoratore. Una politica del lavoro che, come nelle più moderne società europee, garantisca reddito alle lavoratrici ed ai lavoratori sottraendoli al ricatto ed allo sfruttamento. Una politica del lavoro che, al contrario di quanto avviene oggi, con la ricerca verso il più basso costo del lavoro, supporti e sostenga quelle aziende che si pongono di fronte alla sfida del mercato globale nell'ottica di una competizione incentrata sull'innovazione produttiva e nella ricerca della qualità. Una politica che tra le sue priorità abbia la tutela delle tipicità produttive e del territorio. La necessità della costruzione di una politica del lavoro è solo uno dei motivi per cui Rifondazione Comunista ritene che si debba poter andare al voto nel più breve tempo possibile. I lavoratori e le lavoratrici devono, al più presto, poter scegliere i propri rappresentanti, ed un governo in grado portare avanti un progetto che assicurari il benessere delle comunità del Lazio.
Marco Bizzoni
Segreteria PRC “Castelli, Colleferro, Litoranea”

sabato 20 ottobre 2012

INVITIAMO TUTTI I CITTADINI AD ASSISTERE ALLE SEDUTE DEL CONS, COMUNALE DI ARDEA


Un occasione esilarante per comprendere le dinamiche , i precedenti e gli accordi prestabiliti.
Una commedia semi-seria  ma di sicuro dubbio gusto, assistere ai consigli comunali, rende il quadro più chiaro di quanto sia già lo stato di una città che la dice lunga sui suoi amministratori, a cominciar dalle strade, e  i servizi.
 A chi non avesse idea  della realtà e si stesse chiedendo, ma che specie di politici siedono in consiglio,consigliamo vivamente di avvicinarsi alle sedute in aula, aperte a tutti, durante le quali si sciorinano accuse, rinfacci, spesso lontani dall’interesse vero dei cittadini,  dissidi su equilibri interni che mettono  il sindaco in seria difficoltà, ma soprattutto poco interessano i cittadini e la buona politica.
Si arriva a espulsioni dalle liste di un consigliere contro l’altro, richieste di sfiducia al presidente del consiglio, tutto svolto in una location  elegante ma forzatamente mattutina, a dire del pres  Mass.Giordani che alla richiesta di convocare i cc nel pomeriggio da parte del cons Mauro Giordani, risponde, siamo costretti perché è gratis
Ora che fine abbia fatto il progetto tanto declamato dell’aula consiliare, poco ci interessa a fronte di altri impegni ben più seri presi dai candidati dell’ultima campagna elettorale, e mancanze ben più gravi.
E’ avvincente il piglio e la convinzione con la quale questi eletti elencano le opere in programma, dichiarandone  perfino le somme messe in bilancio, tanto che un cittadino ingenuo potrebbe anche crederci
Intanto in attesa , assistiamo a opere incerte!
Evidente la difficoltà politica del sindaco Di Fiori, inevitabile il paragone col sindaco uscente....
Noi siamo indignati per la naturalezza con la quale ieri si è dichiarato un accordo di incarichi precedente alle elezioni, impegni che suonano davvero come poco corretti, noi crediamo ancora che la buona politica si faccia e si organizzi in base alle qualità, e non alle dinamiche di affari...il nocciolo sta tutto qui.
Quindi a chi si chiede i perché di tanta inefficienza, rispondiamo che il numero dei voti accumulati da ognuno,  “democraticamente eletto”,  sono  già in un quadro prestabilito e questo deve rispondere ai suoi soci, per esempio donando loro un incarico, da qui evidente il nascere di scontri, e di aspettative, che rappresentano il cuore   del problema,,non è poi facile governare se abbiamo tanti a cui rispondere, e più sono i voti e più è difficile, in poche parole quando votiamo qualcuno ne eleggiamo tecnicamente, il suo team.
Probabilmente abbiamo un obsoleta visone della politica, ma i fatti ci danno ragione, ad Ardea per sconfiggere il centro-sinistra, favorito da tutti i sondaggi si è costituita un accozzaglia di coalizione difficile da gestire per chiunque...innaturale  e in contraddizione,  è pero’ da apprezzare il coraggio dell’attuale sindaco che ha saputo rischiare.....
Rifondazione comunista
Circolo di Ardea


venerdì 19 ottobre 2012

L'appuntamento per la manifestazione del 20 contro l'inceneritore è per tutt* ad Albano Laziale Piazza Mazzini ore 15,00.


La Federazione Castelli del Partito della Rifondazione Comunista parteciperà, come sempre, alla manifestazione contro la realizzazione dell’inceneritore dei Castelli del 20 ottobre. La nostra presenza, doverosa per senso civico e, peraltro, in linea con la linea politica del Partito sullo smaltimento dei rifiuti, vuole anche significare che nel Lazio e nel Paese in generale non c’è solo cattiva politica, ma anche forze come la nostra, che stanno al fianco dei cittadini, vessati da un governo che gli sta letteralmente succhiando il sangue e, come se non bastasse, li costringe a subire decisioni calate dall’alto, come quella dell’inceneritore, sempre e solo a favore dei poteri forti e amici. Rifondazione Comunista auspica, invece, la gestione ecocompatibile dei rifiuti, che non declassi i territori a pure pattumiere.


Il responsabile Movimenti Partito della Rifondazione Comunista Federazione Castelli

Roberto Macrì

IL CIRCOLO RIFONDAZIONE COMUNISTA DI ARDEA, in occasione dell'
iniziativa di protesta sulla cultura , raccoglierà le firme per la presentazione del referendum per l'art 18 e l'art.8
in pzza del pato a tor san lorenzo (ardea) dalle 9.30 alle ore 13.00

giovedì 18 ottobre 2012

DISABILI A ORE !!! IN TEMPI DI CRISI, SI OTTIMIZZANO LE RISORSE.


Innegabili i tagli agli enti locali, innegabile la profonda emergenza economica e sociale che il paese attraversa, ma come spesso dichiariamo, proprio in condizioni di emergenza, è utile rivedere alcune spese
Tornare sul tema del sociale, puo’ apparire monotematico, del resto ad Ardea godiamo di ampia scelta per fare polemica, a cominciare dagli aumenti, dettati certamente da una crisi italiana, ma l’interpretazione di questa amministrazione, non ci trova convinti
Crediamo che qualcosa si puo’ fare :
la situazione scolastica, nota ai più come una situazione emergenziale, vede ancora penalizzata la fascia debole della popolazione scolastica, parliamo degli alunni H
Ai quali il comune dedica l’assistenza di una educatrice per almeno la metà delle ore di permanenza a scuola , il restante tempo sarà lo stato a gestirne l’affiancamento assegnando un docente di sostegno, con ore sempre più esigue.
Due figure fondamentali a favorire l’integrazione di questi ragazzi, cosi’ ponendo limiti di intervento il comune pensa di aver fatto la sua e tanto basta
Le assistenti ( operatori di cooperativa in appalto), godono di un monte ore più o meno stabilito dall’inizio della scuola, ma quando l’alunno risulta assente, queste devono lasciare la scuola entro la prima ora della giornata scolastica, perdendo cosi’ le restanti ore di lavoro , già messe in bilancio per il comune
Da anni chiediamo di poter recuperare quelle ore, (soldi già spesi), creando un monte ore di riserva, da utilizzare sul minore , non si tratta di un aumento di spesa, semplicemente di un recupero, chiamiamo banca ore questa metodica, già messa in atto diversi anni fa, ma abbandonata e mai recuperata
Altrimenti qualcuno deve spiegarci che fine fanno le ore “perdute” di quell’operatore, e soprattutto chiediamo chi controlla l’effettivo consumo di quelle ore.
Riteniamo questo un sistema di sostegno ulteriore per i ragazzi e bambini in condizioni di disabilità che necessitano di assistenza, e un recupero economico per gli/ le operatrici/ori  che spesso fanno fatica a raggiungere uno stipendio a dir poco normale a fine mese,
Tralasciando le polemiche sulla gestione dei servizi in questo comune, che fa acqua da tutte le parti, chiediamo che sia applicato almeno un metodo per far meno male ai alunni svantaggiati e alle loro famiglie
Chissà che l’assessore non ci faccia un pensierino!!!
Rifondazione comunista
Circolo Ardea
Segr Barbara Tamanti

libera il libro!!


Il governo taglia i fondi alla scuola e alla conoscenza, il nostro comune, non mette in conto di aprire una biblioteca pubblica, per questo abbiamo deciso di mettere a disposizione la nostra vasta gamma  di libri
Il circolo di rifondazione comunista di Ardea sarà in piazza per regalare libri di vario genere  ai cittadini, come segnale politico . La nostra sezione è chiusa e la nostra biblioteca non esiste più, pur essendo stata per molti e per molto tempo, l’unico riferimento del territorio in materia .
Invitiamo i cittadini a fruire dell’offerta  di donazione, e alla mobilitazione per la cultura in questa città.
Date in piazza
Il 21 Ottobre p,za del Patio a tor san lorenzo dalle ore 9.00 alle ore 13.00
Il 28 Ottobre L,go genova dalle ore 9.00 alle ore 13.00



rifondazione comunista
circolo di Ardea

domenica 14 ottobre 2012

I lavoratori del Lazio subiscono danni su danni dalle scelte della Polverini.


A conclusione del disastro morale della “giunta Polverini”, si sta aggiungendo il disastro sanitario generato dal processo di risanamento stabilito dal “Commissario della sanità laziale Polverini”. Dopo tante promesse della ex presidente della Regione Lazio sulla riapertura, ad esempio, del pronto soccorso a Marino, quella che la realtà ci sta consegnando è una crisi gravissima della sanità nei Castelli Romani.
Una crisi che nasce nell'ambito di una pervicace volontà di assicurare una gestione della sanità pubblica avulsa dalle necessità di programmazione del territorio ma sottoposta alle esigenze politiche di chi governava. Questa volontà, frustrata a volte dalla razionalità delle scelte necessarie, ha comunque prodotto i suoi guasti esprimibili in ritardi e confusione, che comunque hanno un effetto economico negativo.
Colei che, travolta dallo scandalo della malagestione politica per culpa in vigilando si voleva rappresentare come eroina dei cittadini onesti e stufi dei politici corrotti, invece di prendere atto della fine ingloriosa dell'indirizzo politico che ha dato alla regione Lazio, persevera nel generare guasti rimanendo attaccata alla propria poltrona e giustificando quest'atto come quello più responsabile ed economico per l'ente regione che comunque dovrà subire per causa sua e della sua maggioranza di centrodestra il costo di un'elezione anticipata.
Ma è proprio così? Rimandando le elezioni si risparmierebbero effettivamente milioni di euro?
É vero le elezioni costano, ma facendo i conti con il risparmio che si avrebbe solo sugli indennizzi dei consiglieri regionali, che li percepiscono senza non dover più fare nulla dal momento delle dimissioni del Presidente della regione, si risparmierebbe il doppio della cifra necessaria a consentire lo svolgimento delle elezioni. Non solo, ma in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, lasciare la Regione in regime di amministrazione ordinaria significa tenere bloccati milioni di euro di risorse economiche che potrebbero essere spesi per alleviare le difficoltà economiche dei lavoratori, stretti nella morza della crisi.
A tutto ciò bisogna aggiungere l'irresponsabilità con cui si lasciano senza risposte le richieste di aiuto provenienti da realtà sanitarie in difficoltà, come quella del Pronto Soccorso dell'Ospedale di Albano Laziale. Una realtà che, dopo l'accorpamento dei pronto soccorsi di Genzano e Marino: ha dovuto operare nell'ambito di locali divenuti estremamente insufficienti alle necessità del servizio. vista l'accresciuta quantità degli interventi. Oggi i lavori di ampliamento e riqualificazione della struttura di tale importantissimo presidio sono interrotti; non è dato sapere neanche dove siano state allocate le risorse umane che operavano nei presidi di Genzano e di Marino e il motivo della crisi di personale medico ed infermieristico che si sta verificando. Chi, se non la Politica, può dare una risposta positiva alle necessità di questo servizio che, ricordiamo, è l'ultimo presidio di urgenza per una popolazione di oltre 200 mila cittadini? Chi, se non un rinnovato Presidente e Consiglio Regionale, può e deve intervenire ad affrontare questo problema che pesa sulla qualità della vita dei lavoratori dei comuni di Pomezia, Albano, Marino, Castelgandolfo, Ariccia e Genzano? Per questi motivi il Partito della Rifondazione Comunista della federazione “Castelli” ritiene inequivocabilmente urgente e necessario che siano indette la elezioni per il rinnovo degli organismi istituzionali della regione Lazio. I cittadini ed i lavoratori debbono poter scegliere i loro rappresentanti per affrontare e risolvere tutte le questioni che le dimissioni dell'ex Presidente Polverini hanno lasciato in sospeso. Questioni, come si è visto, che hanno effetti rilevanti e che influiscono pesantemente sulla qualità della vita, sui diritti di cittadinanza e quindi sul futuro dei lavoratori del Lazio.

Marco Bizzoni
Segreteria PRC “Castelli, Colleferro, Litoranea”

mercoledì 10 ottobre 2012

Nel Lazio sono falliti gli strumenti del potere non la Politica proposta dai lavoratori.

Dopo che giustamente la giunta Polverini è stata costretta alle dimissioni per aver implicitamente consentito lo schifo ed il degrado di cui tutti siamo stati messi a conoscenza, il PdL si è scatenato nel cercare di confondere le acque, aiutato dalla “libera stampa” e parlando di fallimento della Politica.
La “libera stampa”, in particolare, si è scatenata nel cercare di far emergere responsabilità comuni di tutti i consiglieri regionali, senza neppure cercare di indagare su chi aveva votato a favore, contro o non aveva votato i provvedimenti di spesa autorizzati dalla giunta regionale e autorizzati dal consiglio regionale. Provvedimenti che, oltre a sottrarre risorse per le necessità dei cittadini della regione Lazio, hanno consentito le malversazioni di esponenti del PdL.
Senza voler accusare, difendere o esaltare qualcuno vorrei semplicemente far notare che la denuncia di un fallimento della Politica consente di trattare tutte le responsabilità allo stesso modo. Si scopre così che chi aveva la responsabilità (e le leve) del governo è responsabile allo stesso modo di chi era all'opposizione (quindi senza strumenti diretti di intervento). Io non credo che chi ha governato (male) e chi si è opposto (male) abbiano lo stesso grado di responsabilità. Io ritengo che ci sia un fallimento della classe politica regionale di destra, centrodestra, centro e centrosinistra. Questi politicanti sono la Politica? In un sistema come il nostro la Politica è la Democrazia. Per questo non ritengo che si possa parlare di un fallimento della Politica perchè ciò aprirebbe le porte allo spettro del fallimento della democrazia con la necessità di trovare un “uomo forte” che guidi l'Italia e l'ultima volta, a conclusione di un ventennio, non ci siamo ritrovati molto bene.
Tuttavia la democrazia non è fallita perchè molti cittadini, per quanto in loro potere, cercano di partecipare all'elaborazione di una progettualità futura per il nostro Paese, sebbene i partiti di cui si parla sui giornali si occupino di leggi elettorali per limitare la scelta dei rappresentanti, nomi di candidature, primarie o ristrutturazione di nuovi ulteriori partiti (in venti anni di seconda Repubblica si sono cambiati nomi ai partiti talmente in fretta che sembrava competessero con le passerelle stagionali di moda).
Quello che il malaffare del PdL della regione Lazio ha mostrato è il fallimento di un'idea della politica intesa come strumento di potere avulso dalla rappresentanza dei cittadini. Quella che è fallita è dunque una politica che ha centrato il suo baricentro nella ricerca di una assoluta “governabilità”, costruita artificiosamente per mezzo di leggi elettorali, senza alcuna necessità di interlocuzione con l'avversario e eliminando qualsiasi controllo sugli atti degli eletti di organismi terzi.
Tuttavia la crisi di quella politica ha visto nei giorni scorsi riemergere i suoi antagonisti, i cittadini.
Chi erano quei giovani studenti che hanno manifestato nelle piazze d'italia pochi giorni fa, se non cittadini attenti al futuro del loro Paese? Chi sono i lavoratori che cercano di salvare la produttività delle proprie aziende, se non cittadini che sanno che un paese senza capacità produttiva è destinato a subire l'offensiva di altri paesi, divenendone colonia economica? Chi sono quelli che cercano di tutelare una valle in Piemonte contro l'alta velocità; quelli che non vogliono che il problema dei rifiuti sia risolto, bruciandoli; quelli che protestano per la qualità dei trasporti dei pendolari; quelli che ritengono l'acqua un bene pubblico da sottrarre al mercato, se non cittadini che progettano un nuovo Paese al cui centro non vi sia il “mercato di tutto”, ma i “diritti di tutti”? Per questi motivi il Partito della Rifondazione Comunista è presente in ogni lotta ma è completamente oscurato su qualsiasi strumento di informazione. Il potere oggi in vigore ha la necessità che non siano visibili altre alternative al di là della falsa scelta tra il neoliberismo radicale di destra e il neoliberismo temperato di sinistra.
In Italia oggi il problema non è il fallimento della politica, ma il fallimento dei meccanismi elettorali che in questi venti anni sono stati inventati per rendere i cittadini ininfluenti sin dal momento successivo al voto ed impedire che i lavoratori si potessero riconoscere come classe sociale, composita ma unitaria. Una classe sociale portatrice di uguali interessi che oggi in Parlamento non ha più nessuno che la rappresenti. Per questo tutte le lotte dei lavoratori in piazza sembrano essere mute e non ottenere alcun risultato. Per questo ogni opposizione, protesta, antagonismo, critica ai voleri del Potere in carica, viene considerato non un problema da affrontare politicamente con lo scontro tra la forza delle idee, ma un problema di ordine pubblico da affrontare con lo scontro tra forze dell'ordine ed i cittadini lavoratori e/o studenti.
Se vi è un fallimento della politica oggi, esso è rappresentato dai nostri governanti che a tutti i livelli non riescono più ad avere una interlocuzione con i governati che non sia un'imposizione, una truffa o un raggiro. PD, PdL, UdC votano tutti i provvedimenti del Governo Monti che hanno e avranno dure ripercussioni sulla qualità della vita dei lavoratori e delle loro famiglie e nello stesso tempo fanno melina per dimostrare che non è loro la responsabilità, che loro non c'erano e se c'erano dormivano, ma che domani loro faranno...
Così alla Regione Lazio prima la presidente Polverini ha consentito che si sprofondasse nel degrado morale e poi sarebbe voluta passare ai posteri come moralizzatrice.
Nel Lazio, contro tutto questo, bisogna votare al più presto per cacciare tutti quei consiglieri regionali che si sono dimostrati indegni di essere stati scelti dal voto popolare e per consentire alla politica dei cittadini lavoratori di potersi esprimere e di ricostruire una nuova agenda di priorità della nuova giunta del Lazio. In modo da salvare la sanità pubblica e non solo di abbattere il debito che ci trasciniamo dalla giunta di Storace. In modo da consentire l'avvio di uno sviluppo regionale più equilibrato, di ripristinare un trasporto pubblico degno di un grande Paese come il nostro, di intervenire sulla crisi economica che attanaglia le imprese industriali e dei servizi della nostra regione, per garantire il diritto al lavoro ed al reddito di migliaia di cittadini lavoratori.

Marco Bizzoni
Segreteria Prc “Castelli, Colleferro, Litoranea”

lunedì 8 ottobre 2012

Verso la manifestazione del 27 ottobre: NO MONTI DAY!

Verso la manifestazione del 27 ottobre: NO MONTI DAY!

Assemblea pubblica contro il governo Monti

Per costruzione dell’opposizione sociale e politica
Per un’altra politica economica
Per abrogare il “fiscal compact” e il pareggio in Costituzione
Per difendere i nostri diritti sociali e democratici
No al ricatto del debito
La crisi la paghi chi l'ha provocata

Scendiamo in piazza come i popoli di Spagna, Grecia, Portogallo e Francia.

Venerdì 12 ottobre
Comune di Anzio
Sala consiliare di Villa Sarsina
Ore 16,00

Interverrà: Giorgio Cremaschi - portavoce Comitato No Debito

Roberto Macrì    

lunedì 1 ottobre 2012

La Presidente Polverini, dimissionata, scatena il polverone sulle sue responsabilità.

Si conclude con le dimissioni della Presidente della Regione l'esperienza di governo del centrodestra della regione Lazio. É giunto quindi il momento di fare un primo bilancio di cosa abbia significato e quale sia stata la natura di quel governo.

Come si è visto in questi anni, la giunta Polverini ha molto operato sul piano della propaganda e della polemica ma poco ha fatto rispetto alle effettive necessità del territorio.
Vediamo alcuni temi:
-I rifiuti. Prima dello scandalo che lo costringesse alle dimissioni, Marrazzo era stato anche commissario straordinario per i rifiuti e aveva presentato un piano che la neoeletta Governatrice accantonò per crearne uno più bello. Il risultato è stato che ad oggi non solo non si riesce ad affrontare il problema di trovare il sito per la nuova discarica di Roma, problema che è stato esso stesso affidato a nuovi commissari, ma in generale non c'è stata alcun tipo di riflessione su come affrontare in modo moderno, ecologico, efficace e produttivo la chiusura del ciclo dei rifiuti. Siamo passati direttamente dal medioevo degli inceneritori alla barbarie delle discariche.
  • La Sanità. Spesso come cittadini abbiamo la memoria corta, forse perchè quotidianamente impegnati nella difesa del nostro tenore di vita. Per questo ritengo che sia utile ricordare che, alla conclusione del giro di giostra che vide come Presidente della Regione Storace (centrodestra), il Lazio si ritrovò con un debito della sanità che era schizzato a 10 miliardi (forse questo è il motivo per cui fu promosso a Ministro della Sanità). Il fallimento del risanamento di quel debito da parte di Marrazzo fece sì che, al suo insediarsi, la Polverini venne nominata commissario straordinario per la Sanità, proprio per affrontare quel debito. Quali sono stati i risultati dell'azione della presidentissima? Per rientrare dal debito la commissaria Polverini pensò bene di affrontare il problema operando per la chiusura dei servizi pittosto che in quello per la chiusura degli sprechi. Infatti il taglio di 2800 posti letto ha consentito la chiusura di piccoli ospedali di prossimità e più in generale il ridimensionamento del servizio offerto ai cittadini con una disparità che ha visto i cittadini di Roma meno colpiti rispetto al resto della regione dove sono stati effettuati la maggior parte dei tagli, generando una diversa titolarità di cittadinanza. Sebbene la scelta abbia ottenuto un ridimensionamento del debito bisogna rilevare che non è stata colpita la fonte principale degli sprechi che è rappresentata dalle convenzioni regionali con la sanità privata.
  • Il lavoro. Sebbene in questi anni di crisi sarebbe stato necessario costruire progettualità ed innovazione per sostenere i tassi di occupazione e nello stesso tempo garantire reddito a chi non lavorava, il centrodestra appena insediatosi pensò bene di sbarazzarsi della legge sulla sperimentazione del reddito minimo garantito ottenuta dal Partito della Rifondazione Comunista con il centrosinistra al governo. Successivamente, di fronte alla crisi che prendeva corpo e si trasferiva dalla finanza all'economia reale la Polverini si accontentava di stare alla finestra rispetto alle crisi delle imprese, che ricordo hanno significato espulsione di forza lavoro e quindi distruzione di reddito di centinaia di lavoratori. Un minimo di intervento della regione Lazio nelle crisi delle azienda era visibile solo per quelle imprese in cui la forza dei lavoratori era tale da rompere il muro dell'informazione e diventare un problema pubblico.
  • Tasse e imposte. In questi anni la Polverini ha imposto una tassazione Irpef (pagata in pieno solo quindi da chi ha i redditi certificati come lavoratori dipendenti e pensionati) ai massimi livelli, ha inserito i ticket per i disabili ha aumentato …
Quelli sopra enunciati sono solo alcuni dei successi politici orgogliosamente rivendicati dalla Polverini come buona azione della giunta regionale.
Per quanto riguarda la vicenda dei mariuoli del PDL, che la signora Polverini oggi annuncia di mandare a casa lei con le sue dimissioni, dovrebbe spiegare ai cittadini come mai, ieri, alla richiesta di ulteriori fondi da distribuire ai partiti firmava delibere di autorizzazione che portavano quei fondi da circa 5 ad oltre 14 milioni di euro nello stesso tempo in cui tagliava i posti negli ospedali e aumentava le tasse.
Bisognerebbe poi avere più pudore nelle affermazioni, visto che se la presidentissima non si fosse dimessa sarebbe stata mandata a casa dalle dimissioni dei consiglieri di opposizione.
Che cosa accadrà adesso? Adesso la presidente Polverini ha nelle sue mani la possibilità di convocare le elezioni. Lo potrà fare nel più breve o nel più lungo tempo possibile. Io credo che sceglierà il tempo più lungo, perchè il tempo fa dimenticare il dolore anche agli innamorati figurarsi agli elettori di oggi che sono piuttosto disattenti a controllare quel che fanno i loro eletti. Basti pensare che quello che con i fondi pubblici ha comprato una Smart, in cui si è accorto di non entrare, comprandosi quindi un Suv era uno, con le sue 24.000 preferenze, tra i più votati.
Vi è oggi un compito importante per i cittadini che è quello di rifiutare la delega totale. Il Voto deve tornare ad essere il momento iniziale e finale di un processo di partecipazione e attenzione alle scelte che fanno i nostri rappresentanti.
Concludendo, lo scandalo che ha fatto cadere la giunta Polverini ha evidenziato due elementi:
  1. il risanamento della regione lo stanno facendo i lavoratori, i disoccupati ed i pensionati attraverso le tasse e la rinuncia obbligata ai servizi di cittadinanza.
  2. Quando il centrodestra viene scoperto a razzolare nel fango si giustifica dicendo che tutta la politica è sporca, “so' tutti uguali”.
Esiste una politica pulita? Io credo di sì. E' quella che, attraverso la loro partecipazione, cerca di affrontare i problemi di donne, giovani, lavoratori e pensionati come collettività e non come clientes.

Marco Bizzoni
segreteria PRC della federazione “Castelli”